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  • Il processo. Udienza del 10 gennaio 2024

    Durante l’udienza del 10 gennaio 2024 è stata conferita l’integrazione della perizia balistica già effettuata in sede di incidente probatorio, così come richiesto dal pm Simone De Roxas, al perito Emanuele Paniz del Banco nazionale di prova di Val Trompione (Brescia). Il perito ha accettato l’incarico, con il termine di espletamento fissato in novanta giorni a partire dal 17 gennaio, in seguito al dibattimento, in cui sono emersi gli elementi da prendere in considerazione nell’integrazione. In particolare si tratta di ricostruire la traiettoria e le dinamiche di sparo relative al proiettile che ha impattato lo stipite di via Orsini. A tal fine viene disposto il sequestro dello stipite della porta dell’edificio in questione.
    Dopo l’assegnazione della perizia integrativa, vi sono state le deposizioni dei testimoni Peluso Giuseppe, Calabresi Cosimo Damiano ed Esposito Vitale.

    Giuseppe Peluso è il comandante della divisione investigazioni scientifiche dei Carabinieri. Durante la sua deposizione conferma di non essere stato sul luogo dell’omicidio perché nello stesso giorno godeva di una licenza, ma che il sopralluogo fu effettuato in sua vece dal luogotenente Calabresi. Per questo motivo non risponde alla maggior parte delle domande, confermando soltanto di aver consegnato alla polizia scientifica un supporto video con le riprese delle telecamere di sorveglianza.

    Calabresi ha invece partecipato ai sopralluoghi e ai rilievi successivamente agli spari inferti da Brescia a Ugo Russo, arrivando sul luogo dell’omicidio all’1:40, circa quarantacinque minuti dopo la chiamata al 112. Incalzato dall’avvocato della difesa Roberto Guida, Calabresi è spinto a ricordare, attraverso lo schizzo da lui disegnato la notte dei fatti e alcune fotografie, le posizioni delle auto parcheggiate lungo la carreggiata di via Orsini. Il carabiniere ripete di non aver cristallizzato le auto perché non importanti ai fini dell’indagine, a differenza dello scooter, del casco, della scalfittura sulla porta, e della Mercedes su cui viaggiava l’imputato Christian Brescia che invece sono stati prontamente riportati come elementi di interesse nei relativi atti. L’avv. Guida chiede al luogotenente poi se l’arma giocattolo usata da Ugo per la rapina poteva sembrare una vera pistola e Calabresi risponde di non aver saputo distinguere subito se si trattasse di un’arma vera o di una replica.

    Viene ascoltato anche l’appuntato Ferretti, intervenuto in supporto al luogotenente Calabresi come fotografo, che sostanzialmente conferma di non aver acquisito elementi di interesse dalle auto parcheggiate come il collega.

    È il turno poi del maresciallo Esposito Vitale, all’epoca dei fatti in servizio presso la stazione dei Carabinieri di Chiaia. Alle domande dell’avv. Floccher che assiste l’imputato, il maresciallo risponde affermando di essere arrivato sul luogo dell’omicidio meno di dieci minuti dopo poiché in servizio nelle vicinanze, dove ha udito indistintamente tre colpi di pistola in successione e un altro poco dopo. Una volta arrivato, incontra l’imputato con l’arma ancora in mano e da lui riceve anche la pistola utilizzata da Ugo che precedentemente l’imputato aveva preso in custodia. Dichiara di essersela infilata nella tasca interna della giacca. Aggiunge, descrivendo dettagli molto dolorosi innanzitutto per i familiari presenti in aula, che con un collega trova Ugo in fin di vita riverso sullo scooter, prestandogli primo soccorso e chiamando l’ambulanza e altre pattuglie. Delimita l’area intorno allo scooter con il nastro e temendo che i rilievi non venissero fatti in tempo, appoggia la pistola a terra per scattare le foto al corpo di Ugo, pistola che precedentemente aveva tenuto a terra con il ginocchio per evitare che curiosi potessero avvicinarsi. Dalla nostra prospettiva questa giustificazione non spiega il senso di aver fotografato la pistola insieme allo scooter e ad Ugo in una scena del delitto che a questo punto sembra oggetto di manipolazione. Anche la sua dichiarazione sulla successione dei colpi sembra in contraddizione con quanto emerso dalle indagini e dalle altre testimonianze, che parlano di due colpi sparati in un primo momento e altri due successivamente.

    Dopo la conclusione della deposizione di Esposito e una volta citata la lista testi della prossima udienza, la giudice rinvia l’udienza al prossimo al 13 marzo 2024.

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  • Il processo. Udienza del 20 Dicembre 2023

    Il processo. Udienza del 20 Dicembre 2023

    L’udienza del 20 dicembre è concentrata sull’ascolto della testimonianza del tenente colonnello dei Carabinieri Adolfo Angelosanto, all’epoca dei fatti in servizio presso il nucleo investigativo di Napoli. Il tenente colonnello viene ascoltato dai pm De Roxas e Siragusa in merito al primo intervento effettuato in seguito alla richiesta di intervento al 112 e al 118 da Christian Brescia, dopo che questi aveva ferito a morte Ugo Russo. Il tenente colonnello dichiara che la prima pattuglia arrivata sul luogo del delitto in via generale Orsini ha ritrovato il corpo di Ugo, ancora vivo, riverso sul motociclo, mentre l’auto dell’imputato si trovava sulla carreggiata, ricostruendo come fosse uscita dal parcheggio in cui era entrata al momento in cui c’è stato il tentativo di rapina. Deduciamo dal racconto del tenente colonnello che le prime fotografie scattate sulla scena del delitto contengano un’alterazione: affianco al corpo di Ugo riverso sul motociclo era stata posizionata la pistola che il primo maresciallo intervenuto aveva ricevuto in consegna dall’imputato e che poi era stata poggiata a terra mentre il maresciallo tentava il primo soccorso a Ugo. Rispetto alle armi utilizzate, è stato confermato che Ugo avesse con sé una pistola giocattolo; al caricatore della pistola del carabiniere mancavano invece quattro colpi. Sono stati rinvenuti tre bossoli, di cui due all’interno dell’autovettura dell’imputato e un altro sotto un’altra auto. Si è proceduto poi all’analisi delle telecamere, da cui si evince che l’unica telecamera in zona ad aver ripreso gli spari sia stata quella posizionata sul retro dell’edificio della Regione Campania a via Santa Lucia, a 200 mt dal luogo del delitto, che per la qualità dell’immagine non dà una visione piena dei fatti ma restituisce un quadro dei movimenti delle autovetture e delle sagome umane, che sono state poi individuate attraverso altre ricostruzioni. La visione non è netta anche perché c’è un furgoncino che ostruisce la visuale e non consente di vedere esattamente l’azione di sparo. La testimonianza di Angelosanto è precisa e ordinata, seppur durante la deposizione il tenente colonnello chiami più volte “conflitto a fuoco” i colpi d’arma da fuoco unicamente esplosi dall’imputato all’indirizzo di Ugo e sbagli, richiamato più volte dalla giudice e dal pm, il nome di chi esplode i colpi, attribuiti da lui erroneamente allo stesso Ugo.

    Le domande da parte della difesa si sono concentrate su Ferdinando De Crescenzo, il ragazzo che si trovava insieme a Ugo la sera del fatto, e sul padre, D.C.C. Parte delle domande sono state rivolte a chiarire il percorso della fuga di De Crescenzo, che, da quanto emerge dall’informativa dei Carabinieri e dalla ricostruzione effettuata sulla base delle immagini delle telecamere in zona, si sarebbe diretto sul lungomare (via Nazario Sauro) attraverso via Palepoli, e poi dal lì a casa della nonna (dove sarebbe stato rintracciato la mattina successiva durante la perquisizione dei Carabinieri). Il fatto che De Crescenzo, su via Nazario Sauro, avrebbe attraversato la strada spostandosi sul lato del mare ha portato la difesa ad avanzare l’ipotesi che questi potrebbe aver gettato in mare un’arma per disfarsene. Tuttavia il testimone ha riferito che dalle immagini non risulta in alcun modo che De Crescenzo avrebbe gettato qualcosa in mare, chiarendo inoltre successivamente, in risposta a una domanda dei pubblici ministeri, che ciò non risulta nemmeno da altri elementi investigativi. Il testimone, in merito a eventuali ricerche di questa arma, ha affermato che le ricerche sul luogo e nelle immediate vicinanze non hanno dato alcun riscontro, né è plausibile credere che una persona armata potesse percorrere via Orsini, via Palepoli e via Nazario Sauro inosservata per poi disfarsi di un’arma sul lungomare. Sulle ipotesi avanzate dalla difesa in merito all’esistenza di un’arma in possesso di D.C.F. e sul suo tentativo di disfarsi di tale arma, la Presidenza ha richiamato gli avvocati della difesa più volte ad attenersi a domande inerenti all’approfondimento dell’informativa dei Carabinieri senza avanzare ipotesi che non sono oggetto di questa parte del dibattimento.

    Le altre domande della difesa hanno chiesto approfondimenti sull’ipotesi della presenza di D.C.C., padre di Ferdinando, nella zona dei fatti nei momenti successivi ai fatti. L’ipotesi della difesa, che ha anche chiesto di accertamenti in merito ai precedenti di D.C.C., sarebbe che questi potrebbe essere considerato “regista” della rapina; anche su questo la Presidenza ha richiamato la difesa ad attenersi a domande di approfondimento e non a ipotesi di ricostruzione dei fatti. Il testimone ha riferito che, da ricostruzioni investigative per mezzo di telecamere nella zona e vicino l’ospedale Pellegrini in seguito ai fatti, che D.C.C. fosse alla guida di una vettura che si trovava sul luogo dei fatti e che poi avrebbe seguito l’ambulanza fino in ospedale. L’identificazione della persona alla guida come D.C.C. sarebbe legata al fatto che poco dopo l’arrivo in ospedale dell’ambulanza e di questa vettura, le immagini di una telecamera riprendono D.C. entrare a piedi in ospedale, ma le stesse immagini non lo riprendono scendere dall’auto in questione: si tratterebbe dunque di deduzione risultante da attività investigativa ma non comprovata da immagini. In merito al ruolo di D.C.C. nella rapina, il teste ha riferito che questo supposto ruolo non è emerso da alcun elemento di indagine e non ha trovato nessuna conferma investigativa e non è stato dunque oggetto di ulteriori accertamenti. La coincidenza evidenziata dalla difesa per cui l’auto di cui si presume fosse alla guida D.C.C. si trovasse, in un momento della serata precedente ai fatti, negli stessi luoghi in cui si trovava l’auto dell’imputato – come risulta dalle immagini di alcune telecamere – e più precisamente nella zona di Mergellina, largo Sermoneta, più o meno in un arco temporale vicino. Su questo ha riferito il testimone che non furono fatti accertamenti in merito all’auto alla cui guida si suppone vi fosse D.C.C. poiché questa, da quanto risulta dalle immagini di sorveglianza, si trovava in via Orsini circa venticinque minuti dopo i fatti. Inoltre, in risposta a una domanda da parte dell’accusa, risulta dalle immagini di telecamere che tale auto transitò dal varco Chiaia-Mergellina prima dell’auto di Brescia. La stessa accusa ha fatto notare più di una volta come la rapina in sé non sia oggetto di questo processo, se non per quanto riguarda le dinamiche strettamente inerenti alla morte di Ugo Russo.

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  • Il processo. Udienza del 14 Novembre 2023

    Il processo. Udienza del 14 Novembre 2023

    L’udienza odierna, con la costituzione del Ministero della Difesa come parte civile, riprende formalmente le questioni anticipate in quella del 27 settembre scorso rispetto alla formazione del fascicolo dibattimentale, in particolare per quanto concerne le richieste della procura di un’integrazione probatoria urgente negli atti preliminari. La presidente della Corte d’Assise, dott.ssa Teresa Annunziata, riepiloga tutti gli atti e i fascicoli riguardanti la richiesta di incidente probatorio effettuata dal gip in fase di indagine, espletata attraverso le consulenze del medico legale Bolino, del medico chirurgo Ruggeri e dell’esperto di balistica forense Farneti. L’esperimento giudiziario di quest’ultimo, non portato a termine correttamente, è stato poi riassegnato al consulente balistico Paniz. Il pm Simone De Roxas riscontra la genericità della consulenza effettuata anche da quest’ultimo, chiedendo un’integrazione probatoria pressocché complessiva poiché la limitatezza della consulenza balistica potrebbe inficiare le conclusioni delle altre perizie. La parte civile, rappresentata dall’avv. Giovanni Fusco, rileva come il punto di partenza della richiesta del pm sia infondato perché parte da una dichiarazione di inutilizzabilità resa dal gip di una consulenza balistica, che è scindibile dalle perizie medico-legali. La parte civile ritiene dunque che quest’integrazione probatoria sia superflua, avendo avuto i pm già la possibilità di chiarire i restanti dubbi attraverso la consulenza successiva del perito Paniz e avendo avuto tre anni di tempo per condurre le indagini, periodo di tempo più che sufficiente per ricostruire la vicenda dell’omicidio di Ugo Russo. La difesa, attraverso l’avv. Roberto Guida, incalza la Corte sull’inidoneità della perizia balistica del dott. Farneti e suppone che il pm voglia dotarsi di una nuova perizia per tentare di sostenere l’accusa in fase di dibattimento. Sentite le parti, la Corte non ritiene necessaria l’integrazione probatoria richiesta del pm, poiché il processo è giunto alla sua fase dibattimentale, che è il luogo deputato per qualsiasi approfondimento tecnico. Tuttavia autorizza l’integrazione del solo esperimento giudiziario tenuto dal perito Emanuele Paniz con riguardo al proiettile e le deformazioni che questo ha potuto subire impattando contro lo stipite di un edificio di via Orsini. Una volta ottenute le richieste di istruttoria dei testi dalle parti, la giudice rinvia le parti all’udienza del 20 dicembre, in cui verrà ascoltato il colonnello tenente dei carabinieri Adolfo Angelosanto, che effettuò il primo intervento sul luogo in cui Ugo Russo fu colpito a morte da Christian Brescia.

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  • SPORTAMEDINA!

    Il diritto allo sport popolare è solo uno dei tanti che viene negato ai ragazzi e alle ragazze dei nostri quartieri per l’assenza di strutture pubbliche idonee. Cosi giocheremo in strada, insieme alla palestra Vincenzo Leone e allo Spartak San Gennaro, in una mattina di coinvolgimento e socialità che sicuramente ripeteremo!

  • Il processo. Seconda udienza

    Dopo il rinvio della prima udienza dello scorso luglio, si è tenuta il 27 settembre 2023 alle 9:30 la seconda udienza del processo per l’omicidio di Ugo Russo, presso la I sezione penale della corte d’Assise di Napoli, presieduta dalla dottoressa Teresa Annunziata.

    L’imputato Christian Brescia risulta libero assente, ed è rappresentato dagli avvocati Roberto Guida e Mattia Floccher, entrambi presenti. Presenti per le parti civili i genitori di Ugo, Vincenzo Russo e Sara Mancini, assistiti dagli avvocati Antonio Mormile e Domenico Di Donato. Assente invece Alfredo Russo, che è assistito dall’avvocato Giovanni Fusco, presente.

    Quest’ultimo deposita, a nome delle parti civili, un atto in cui si chiede la citazione in giudizio del responsabile civile, individuandolo nel Ministero dell’Interno, in base alle riforme normative intervenute nel 2000.

    La corte si riunisce per valutare la richiesta della parte civile e rigetta la richiesta, motivando come nei casi in cui l’imputato sia un carabiniere il responsabile civile è il Ministero della Difesa, poiché su di esso grava l’onere della selezione, formazione e controllo delle professionalità.

    L’avv. Fusco, a nome della parte civile, deposita un atto similare in cui si richiede la citazione in giudizio del Ministero della Difesa come responsabile civile.

    La corte si riunisce per valutare la richiesta della parte civile e la accoglie, invitando il Ministero della Difesa a costituirsi parte del processo a partire dalla prossima udienza, prevista il 14 novembre 2023 alle 9:30 presso la stessa sezione penale della Corte d’Assise di Napoli.

    La giudice in questa sede avanza l’ipotesi che possano essere anticipate alcune questioni preliminari, che però dovranno necessariamente essere ribadite nella prossima udienza alla luce della costituzione in giudizio del Ministero della Difesa.

    Prende dunque la parola il pubblico ministero, Simone De Roxas, che anticipa una richiesta di integrazione probatoria urgente negli atti preliminari. Il pubblico ministero spiega come la complessità dell’attività di indagine abbia portato la procura a richiedere un incidente probatorio alla luce della discrasia che in sede d’indagine si è presentata tra le risultanze della consulenza medico-legale e quelle tecniche-scientifiche, offrendone una cronistoria. La richiesta di effettuare degli accertamenti di natura balistica e medico-legale fu accolta dal GIP (Giudice per le indagini preliminari) per dirimere le inconciliabili discrasie tra le opposte consulenze. Tuttavia, dopo una serie di fallimenti dell’esperimento giudiziario iniziale, poiché questo non veniva compiuto a regola d’arte (gli spari a mano libera, non veniva predisposto il casco e una testa balistica all’interno, ecc.), il giudice ritenne di revocare i consulenti e dichiarare inutilizzabili gli atti dagli stessi compiuti e nominò un nuovo consulente, individuato nel direttore del banco di prova di Brescia, massimo luogo deputato agli esperimenti di balistica e alle prove di sparo in Italia. L’indagine fu dunque fatta a Brescia: lì venne portato avanti l’esperimento iniziale, ma non vennero espletati mai tutti gli atti irrisolti e i quesiti posti nella richiesta dell’incidente probatorio e nell’ordinanza di ammissione della stessa. I termini dell’indagine sono poi venuti a scadenza anche nella loro massima perentoria e si è giunti dinanzi al GUP (Giudice dell’udienza preliminare) che ha risentito il perito: questa richiesta è stata già formulata in sede di udienza preliminare. La procura ritiene che sia questa la fase, logicamente preliminare, per una valutazione di carattere tecnico e medico-legale imprescindibile in sede di istruttoria dipartimentale anche a titolo di urgenza, poiché in sequestro ci sono ancora l’auto e tutti i reperti e il rischio è che ogni ulteriore ritardo porti a un ulteriore deperimento del materiale probatorio. In sintesi, la perizia precedente non è stata effettuata nella sua interezza e per questo va integrata.

  • Ugo e il suo murales

    Ugo Russo era un adolescente dei Quartieri Spagnoli di Napoli ucciso a soli 15 anni nella notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo 2020, mentre impugnando una pistola giocattolo cercava di sottrarre un orologio a una persona (risultata essere un carabiniere fuori servizio) che gli ha sparato almeno quattro volte.

    Ugo è stato colpito tre volte, di cui l’ultimo proiettile, quello mortale, alla nuca. Il suo corpo è stato ritrovato a diversi metri dall’auto a cui inizialmente si era avvicinato. Nella settimana successiva alla sua morte il militare che ha sparato è stato iscritto al registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario. Ma da quel momento è seguito un lunghissimo silenzio…

    Il murales “Verità e Giustizia per Ugo” (Est modus in Rebus) è realizzato a titolo gratuito dall’artista Leticia Mandragora su richiesta del comitato civico “Verità e Giustizia” nove mesi dopo quella notte, quando nessun riscontro era ancora arrivato alla famiglia sulla dinamica che ha portato alla morte di Ugo, neanche i risultati dell’autopsia eseguita pochi giorni dopo.

    Mentre scriviamo, a quasi due anni dai fatti, le indagini preliminari non sono ancora giunte a un risultato.
    Molteplici iniziative, lenzuolate dai balconi, presidi e manifestazioni pubbliche si sono tenute per raccontare la necessità di arrivare alla verità, di sapere se a questo giovanissimo ragazzo è stata applicata una pena di morte senza processo piuttosto che metterlo di fronte alla responsabilità del suo gesto. Il significato dell’opera è però anche un invito alla riflessione e una denuncia dell’abbandono istituzionale, del disinteresse politico e a volte del disprezzo mediatico nel quale troppo spesso sono lasciati i ragazzi giovani e giovanissimi dei quartieri popolari di Napoli. Che attirano l’attenzione solo come “problema di ordine pubblico”.

    Quest’opera è stata realizzata con il consenso formale degli inquilini del palazzo privato su cui è stata realizzata. Dopo una campagna di stampa, che a nostro avviso ne ha travisato il significato, c’è stato un tentativo di censura da parte della pubblica amministrazione, attraverso un’interpretazione urbanistica mai formulata in precedenza e che di fatto renderebbe abusivo quasi tutto il patrimonio di arte muraria del centro storico di Napoli. In difesa del diritto di esistenza dell’opera una petizione lanciata da giuristi, esponenti del mondo della cultura e della società civile napoletana è stata firmata e condivisa da oltre mille abitanti dei quartieri spagnoli. Attualmente sul destino del murales è pendente un ricorso presso il Consiglio di Stato.